E' in programma dal 1 al 7 aprile la tradizionale Festa della Madonna Greca - Patrona di Ravenna e dei lidi ravennati. Il culmine della festa sarà domenica 3 aprile, Domenica in Albis, con la tradizionale processione lungo il canale Candiano in motonave da Marina di Ravenna con arrivo alla Darsena di città.
Con l’ordinanza numero 416, il servizio viabilità del Comune, su richiesta della parrocchia di Santa Maria in Porto, ricevuto il nulla osta dell’Autorità portuale e della Capitaneria di porto, istituisce per domenica 3 aprile dalle 15 alle 18 il divieto di transito in via Attilio Monti, limitatamente al tratto in corrispondenza del ponte mobile, per consentire il passaggio della processione di natanti con la Madonna Greca patrona di Ravenna.
All'interno della fascia oraria citata, il ponte non sarà aperto ininterrottamente ma unicamente in fase di ingresso e di uscita dei natanti.
La storia. Come spiega Giorgio Re - la storia ravennate della Madonna Greca inizia 916 anni fa, quando Ella decise di fare visita a Ravenna approdando dal mare a Porto Fuori. Neppure i monaci portuensi avrebbero mai pensato di incontrare la Madonna sul lido e invece … “Al sorgere dell’aurora del 8 aprile 1100, domenica “in Albis”, mentre Pietro degli Onesti, detto il Peccatore, è in coro con i suoi compagni intenti a cantare il Mattutino, un’improvvisa luce penetra dall’oriente nell’abside della chiesa. I monaci fattisi sul lido videro tutti a breve distanza venire galleggiando a quella volta sulle onde marine un’immagine di Maria in mezzo a due Angeli portanti ognuno una face più luminosa del sole. Attoniti e compresi di santa letizia alla vista di sì giocondo portento i sette canonici si schierano in devota processione e cantando inni e salmi si avanzano sulle acque intorno all’immagine prodigiosa. L’Immagine di Maria però si fece avvicinare solo da Pietro che gli andò incontro, poi gli angeli scomparvero e così fu manifesto ai Portuensi che quelle santa immagine di Maria voleva restare con loro per essere venerata nel tempio che a lei sarà dedicato”. Sono le “Memoriae Portuenses” a descrivere quel giorno glorioso in cui approdò l’effige della Madonna Greca e ripercorrendo le memorie, tramandate a noi dai monaci Portuensi e dai tanti storici che hanno scritto sulla storia della Madonna Greca, scopriamo che da sempre i ravennati hanno riconosciuto la prodigiosità dell’Immagine. Le cronache di ogni tempo descrivono come sia stato promosso con grande devozione il culto verso la Madonna Greca, così cara ai ravennati e non solo, anche quando, in alcuni momenti, sembrava essersi affievolita o dissolta. Per molti secoli il simulacro della Madonna Greca rimase custodito nella chiesa a Porto Fuori, sino a quando a causa della sempre più dispostica ingerenza dei Dogi di Venezia i monaci decidono di trasferirsi nella vicina città di Ravenna. Il 5 Agosto 1496 i monaci iniziano a costruire il nuovo monastero a Ravenna e nel 1503 vi trasferiscono, da Porto Fuori, l’immagine della Madonna Greca. Nel 1511 Papa Giulio II è ospite dei canonici di Porto, e il 31 di marzo, con una solenne Bolla, concede favori spirituali a quanti avessero elargito una elemosina per la costruenda chiesa dei monaci. (Il testo della bolla è incisa in una lastra all’interno dell’attuale chiesa di Santa Maria in Porto). Il 13 settembre del 1553 venne posta la prima pietra del nuovo tempio. Nel 1556 il Cardinale Carlo Borromeo donò 100 scudi d’oro per la costruzione dell’altare della Madonna Greca nel nuovo tempio. La domenica “in albis” del 1570 avvenne la solenne traslazione della sacra Effige della Madonna Greca dalla cappella interna del chiostro del monastero al tempio già in fase di ultimazione e fu provvisoriamente collocata nella cappella di S. Lorenzo, l’altare della Madonna Greca fu eretto nel 1626. L’8 ottobre 1606 l’arcivescovo Pietro Aldobrandi consacrò il nuovo santuario mariano la cui costruzione venne completata nel 1781 con la realizzazione della facciata progettata dall’architetto ravennate Camillo Morigia. Il professor Alieto Benini in un suo scritto ci descrive il simulacro della Madonna Greca intrattenendoci nell’intento di precisarne, il più possibile, il valore storico ed artistico. “Il marmo pario misura m. 1 di altezza e in. 0,45 di larghezza; l’effigie è scolpita in un delicato bassorilievo e sfiora con l’estremità del capo, dei piedi e delle braccia i bordi marmorei rilevati a mo’ di cornice. È una giovinetta indossante una fluente veste, con sul petto e le spalle un ampio mantello, che scende a tergo in grosse pieghe ritmiche, creando un gioco di bordi ondulati e di rilievi multipli. Ha posizione frontale e sta in atteggiamento di orante. Il capo, fortemente inguainato, s’illeggiadrisce per le pieghe del velo che sulla fronte si fa compatto, assumendo l’aspetto di un casco. Un cingolo costringe la veste, allungata fino ai piedi, a comprimersi sui fianchi e a rilevare la linea delle membra. Sulle superfici così mosse, la luce si fraziona in un pittorico chiaroscuro radente. Undici crocette dorate ne guarniscono il vestimento.
Gli occhi grandi e mandorlati guardano lontano in un incantamento estatico. Le labbra un po’ serrate esprimono un certo imperio. La plastica del mento e delle guance è tondeggiante, rigida la simmetria delle palme aperte e delle braccia sollevate. All’altezza del capo, ai due lati, figurano entro dischi in rilievo, le due sigle significanti con lettere greche: Madre di Dio.”. A che secolo appartiene questa scultura? Per gli studiosi non c’è dubbio: essa risale ad età anteriore al Concilio di Efeso (431), ed è ritenuta nientemeno che la più antica immagine della Vergine. Pietro Sulfrini così argomentava: «Nel Concilio di Efeso, celebrato l’anno 431, essendosi definito dogma di fede che Maria è vera madre di Dio, subito in Oriente si adottò il costume di rappresentarla insieme col suo Divin Figliolo; il che valeva una professione di fede cattolica contro l’eresia di Nestorio, che alla B. V. negava quel titolo. Orbene, appunto perché la Madonna Greca è priva del Divino Infante, deve ritenersi scultura più antica del su detto Concilio». La Madonna Greca, per la nostra città di Ravenna, saprà essere sempre “uno strumento di grazia, un faro di luce, una difesa ed un conforto”. “D’Oriente venisti qual limpida aurora: il popol ti onora, ti chiede la fe’ ” così recita l’inno alla Vergine e questo chiedere non farà mai perdere la profonda fede verso la Madre di Dio.
Ravenna24ore.it